Ricordi giapponesi

di Fabio Massi

Dacia Maraini ci accompagna nella quotidianità di un’esperienza molto particolare, affascinante e a tratti drammatica, in un Paese lontano e misterioso come il Giappone negli anni del secondo conflitto mondiale. Un libro intimo, un’occasione per rievocare il legame con la propria mamma.

Vecchi diari rinvenuti in un cassetto. Ricordi d’infanzia che riaffiorano in superficie. La nave per Kobe. Diari giapponesi di mia madre, edito da Rizzoli, è l’occasione per Dacia Maraini per rievocare il legame con la propria mamma, ricordando gli avvenimenti familiari nel periodo che va dal 1938 fino agli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale. Un libro nato per caso, dal ritrovamento dei quaderni sui quali la madre Topazia ha descritto meticolosamente le tappe del lungo viaggio intrapreso dalla famiglia Maraini verso un Paese tanto lontano quanto affascinante e sconosciuto, il Giappone, annotando con dovizia di particolari la quotidianità domestica delle proprie figlie, Dacia, Yuki e Toni. Le prime parole, i primi passi, le malattie, i compleanni, le abitudini alimentari, i giochi, la scoperta dell’universo nipponico diventano tutti spunti per esprimere le sensazioni di un’esperienza molto particolare.

Attraverso i ricordi scaturiti da questi scritti prende forma il ritratto tenerissimo di una madre forte, coraggiosa e sempre presente che si è guadagnata giorno dopo giorno l’amore e il rispetto della propria figlia, molto spesso distratta dal fascino prepotente e intenso del padre etnologo, un po’ eroe un po’ avventuriero. La delicata descrizione dell’intimo rapporto madre-filglia riaffiora in mezzo alle vicissitudini di una famiglia italiana antifascista e aperta all’incontro con qualsiasi cultura, che ha dovuto però pagare con la detenzione in un campo di concentramento giapponese l’ottusità di un’epoca che stava volgendo, senza accorgersene, verso la tragedia. Insieme alla rievocazione dei giorni di un’infanzia lontana, Dacia Maraini mescola sapientemente i suoi ricordi legati ai viaggi in Asia e in Africa in compagnia di Moravia e di Pasolini, alle letture di autori a lei cari, da Melville a Conrad, da Proust a Dostoevskij, da Virginia Woolf a Svevo. Nelle ultime pagine del libro è stata riprodotta fedelmente gran parte dei quaderni di Topazia, pieni di annotazioni, fotografie, disegni, appunti, didascalie, scritti che accompagnano l’attenzione del lettore nell’intrigante viaggio della memoria dell’autrice.