Come si rinnovano le “bombolette”

di Fabio Massi

L’industria dei prodotti aerosol ha superato abbastanza bene la crisi. Una sorta di rivoluzione “green” sta cambiando il volto del settore, sempre molto dinamico soprattutto nel campo della cura della persona.

Il futuro dell’industria dei prodotti aerosol – quelli che la maggior parte delle persone conosce come “bombolette spray” – passa per l’innovazione dei materiali e dei contenuti, con l’obiettivo di raggiungere standard di qualità e sicurezza sempre più elevati a tutela del consumatore e dell’ambiente, con un occhio al potere seducente del packaging.

Sono le chiavi di successo individuate dalla community mondiale di questa filiera che si è ritrovata lo scorso settembre a Roma in occasione del 27° Congresso e 16a Esposizione internazionale aerosol per fare il punto sugli sviluppi di un mercato di prodotti che oggi trovano applicazione in numerosi settori merceologici del largo consumo, dalla cura della persona all’igiene della casa, dal farmaceutico all’alimentare, dalla cura dell’auto alle pitture e vernici.

Alla mostra-congresso – organizzata dall’Associazione italiana aerosol (Aia), con il contributo della Federazione europea aerosol (Fea) e col patrocinio del Ministero dello Sviluppo economico – hanno partecipato un’ottantina tra le principali aziende al mondo che coprono l’intera filiera del settore: produttori di macchine e impianti, produttori di accessori per aerosol (valvole, cappellotti), produttori di aerosol (riempitori per conto proprio o per conto terzi), produttori e distributori di propellenti, oltre ai rappresentanti delle associazioni nazionali dei diversi Paesi, per un’affluenza complessiva di più di 1.500 operatori.

L’evento internazionale sugli aerosol – appuntamento triennale itinerante la cui prossima edizione si svolgerà nel 2013 a Madrid – è stato anche l’occasione per presentare in anteprima le soluzioni innovative che presto vedremo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati, e per commentare i dati della ricerca realizzata da Nielsen sul settore attraverso interviste a famiglie di consumatori italiani e su un campione rappresentativo dell’80-85% dei diversi canali distributivi nel nostro Paese. Oltre a evidenziare un nuovo comportamento del consumatore e il ribaltamento della scala dei valori nei prodotti di largo consumo, l’indagine Nielsen ha confermato le difficoltà incontrate nel 2009 dal mercato nazionale dei prodotti aerosol – in realtà anche da quello europeo – che ha evidentemente risentito della crisi e che si sta riprendendo a partire dai primi mesi del 2010.

«In un periodo di difficoltà come quello che stiamo vivendo da mesi – dichiara Stefano Salvoni, responsabile commerciale di Stac plastic spray – l’azienda ha puntato sul servizio: bassi lotti di produzione e tempi di consegna il più rapidi possibile. Le prospettive per i prossimi anni non ci sentiamo di farle, in una situazione economica così altalenante è peccare di presunzione voler dare delle prospettive chiare al nostro settore. Quello che posso dire è che occorre rimanere aggiornati costantemente con le normative riguardanti i prodotti chimici, cercando di utilizzare sempre di più sostanze che riducano al minimo i rischi per i consumatori e per l’ambiente. Sicuramente stare al passo con i tempi anche con l’utilizzo di nuovi materiali permette di fare innovazione e di conseguenza sviluppo di marketing, purtroppo però oggi il mercato è molto esigente soprattutto per quanto riguarda il prezzo, quindi bisogna fare molte valutazioni e capire se la domanda è in grado di accettare le innovazioni».

Dai dati Nielsen emerge che in Italia nel 2009 le bombolette con gas – che rappresentano il 64,8% della categoria dei prodotti aerosol – hanno fatto registrare un aumento delle vendite del 5% rispetto all’anno precedente e un fatturato che si aggira intorno ai 521 milioni di euro, mentre gli spray con liquido, crema o gel senza gas (29,1% del settore) hanno incrementato la propria performance dello 0,4% per un giro d’affari di circa 234,5 milioni di euro, chiudono i cosiddetti “trigger”, cioè i contenitori di liquidi con erogatore a “spruzzino” senza gas (6,1% della categoria), con una flessione dello 0,6% e un fatturato di poco inferiore ai 50 milioni di euro. In termini di ripartizione per canali distributivi, il 34,1% delle vendite dei prodotti aerosol è stato realizzato nei supermercati, il 28,5% negli ipermercati, il 13% negli specializzati in farmaci, il 12,8% nel libero servizio, il 6,7% nel dettaglio tradizionale e il 4,9% nei discount.

Se consideriamo soltanto i prodotti aerosol con gas, gli insetto-repellenti per la pelle (di cui il 43% sul mercato è costituito da aerosol) risultano il segmento con la migliore dinamica (+27,3%), seguiti dai deodoranti per la persona (+7,1%) e dagli insetticidi (+5,5%), mentre gli altri comparti mostrano tutti il segno meno, a cominciare dalle mousse fissanti per capelli – il cui 100% sul mercato appartiene alla categoria aerosol – che hanno fatto registrare un pesante -8%, seguiti dai prodotti per la cura dei mobili (-4,9%), dalle lacche per capelli (-4,3%), dalle schiume e dai gel da barba (-2,6%), dai deodoranti per ambiente (-2,1%). Tra gli “spruzzini”, invece, crescono soltanto due segmenti minori come gli smacchiatori per tessuti (+59,2%) e gli anticalcare (+8,1%), mentre calano i lucidi per metalli (-5,7%), i detergenti per vetri (-4%) e soprattutto i detersivi per la casa (-2,8%) che rappresentano il 62,9% della categoria.

«Il 2009 non è stato poi un anno troppo negativo per l’Italia degli aerosol – afferma Marco Padovani, presidente dell’Associazione italiana aerosol (Aia) – con un +4,6% sui volumi di bombole riempite. Certamente c’è stato un traino del riempimento per l’export (l’Italia fa molto contoterzismo per il mercato globale). In generale il settore “persona” ha mostrato ancora uno spunto decisamente positivo. Non dimentichiamoci che in momenti di crisi generale la cura del proprio aspetto svolge lo stesso ruolo del cioccolato nel comparto alimentare. Infatti, al contrario, il segmento dei prodotti per la casa ha registrato un crollo del 22%. Altri segnali positivi, invece, sono venuti dai prodotti per auto e dalle vernici: anche questo non deve stupire, nei momenti di crisi le manutenzioni acquisiscono maggiore importanza rispetto alla sostituzione dei beni durevoli. In definitiva, possiamo dire che il prodotto aerosol è così permeante in tutti i settori di consumo da potersi giovare di fattori di compensazione, rispetto ai cambiamenti di comportamento del consumatore». Secondo i dati elaborati dalla Fea – la federazione europea che rappresenta 550 aziende attive nell’industria dell’aerosol in tutti i Paesi dell’Unione – nel 2009 la produzione mondiale di aerosol è stata di 12,7 miliardi di pezzi, di cui poco più del 40% è stato realizzato in Europa, pari a 5,2 miliardi di pezzi con una flessione del 3,8% rispetto all’anno precedente.

Il 53,5% della produzione europea degli aerosol è rappresentato dai prodotti per la cura della persona, il 20,8% da quelli per l’igiene della casa, l’8,1% dagli alimentari, il 7,2% dai prodotti per auto, il 6,8% dai farmaci e il 3,6% dalle pitture e vernici. All’interno del segmento della cura della persona sono i deodoranti a trainare le vendite dell’intero settore, soprattutto in Germania e nel Regno Unito, mentre calano sia le mousse sia le lacche per capelli. Tra i prodotti per la casa i deodoranti per ambiente e gli insetticidi sono i segmenti più in crescita, anche se devono subire l’attacco sempre più forte delle private label. La quasi totalità delle bombolette circolanti sul mercato europeo è realizzata in metallo, di cui circa il 55% in acciaio (banda stagnata) e il 43% in alluminio, mentre il vetro e la plastica costituiscono ancora una nicchia piuttosto marginale. L’ultima tendenza dell’industria del comparto aerosol è quella di cercare di ridurre gli spessori delle bombolette, quindi della quantità di metallo utilizzato e nella massima diffusione di questo materiale per le più svariate tipologie di prodotto.

«Nel packaging metallico il comparto aerosol è una nicchia tecnologicamente molto avanzata – spiega Umberto Chiodi, business development & field marketing manager di Impress – sensibile alle innovazioni e sempre in cerca di nuove e più efficienti soluzioni tecniche. Questo approccio ha portato negli ultimi anni a sperimentare e immettere nel mercato di largo consumo prodotti che utilizzino propellenti inerti, quindi non infiammabili, come l’aria compressa o il protossido d’azoto. Se a ciò aggiungiamo quasi tutte le bombole aerosol prodotte in Europa sono in metallo (banda stagnata e alluminio) e che il metallo è il materiale con il maggior tasso di riciclo (media europea 70%), si può capire quanto moderno e sostenibile esso sia oggi. L’industria dell’aerosol, con in testa i leader del settore, continua a investire in ricerca e sviluppo per minimizzare l’impatto ambientale e per allargare l’utilizzo di tale tipologia di packaging sostituendolo a soluzioni tecnologicamente meno performanti ed ecologicamente meno efficienti. L’imballo metallico è resistente, offre la miglior barriera possibile per la conservazione dei prodotti sia in termini di sicurezza che di shelf life, non ha bisogno di imballi supplementari e una volta utilizzato è facilmente riciclabile grazie alle proprietà magnetiche. La sfida del nostro mercato, ora, è fare arrivare all’utilizzatore finale il messaggio di sostenibilità ambientale che il nostro prodotto porta con sé e far capire ai grandi brand a livello internazionale che il packaging aerosol può essere un’alternativa efficiente, innovativa e responsabile al packaging più tradizionale».

La ricerca e lo sviluppo di sistemi di erogazione innovativi sta aprendo nuovi scenari permettendo l’utilizzo della tecnologia aerosol anche in ambiti al momento solo limitatamente coinvolti, come ad esempio il comparto alimentare. I maggiori produttori di valvole e di sistemi di erogazione, infatti, stanno collaborando con numerose aziende del food per cercare di andare oltre la classica bomboletta di panna montata e per avvicinare al mondo aerosol prodotti come le creme a base di formaggio, la maionese, il ketchup e la mostarda.

Se oggi il settore degli aerosol trova sempre più spazio anche in comparti per così dire “delicati” come quello alimentare, dove il consumatore non è disposto ad accettare alcun tipo di rischio, lo si deve soprattutto all’elevato livello d’innovazione dimostrato dalla ricerca di quest’industria. Le bombolette spray sono state per anni nell’occhio del ciclone per le problematiche inquinanti, basti pensare al protocollo di Montreal entrato in vigore nel 1989 che ha imposto di ridurre la produzione e l’utilizzo di quelle sostanze che minacciano lo strato di ozono come i clorofluorocarburi (Cfc) commercializzati con il nome di “freon” e utilizzati in passato come propellenti per aerosol…

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