Mobilità sostenibile, a quando?

di Fabio Massi

La transizione energetica pone in modo particolare il mondo logistico e dell’autotrazione di fronte al problema di come sostituire le fonti fossili.

Entro il 2050 l’Ue configura un’Europa a impatto climatico zero, con una mobilità completamente sostenibile e le fonti inquinanti di origine fossile del tutto abbandonate. Ma in questi trent’anni che ci separano da una previsione così ambiziosa e, si spera, realizzabile, quali sono le strategie energetiche da seguire? Quali sono i combustibili ancora da utilizzare e quali quelli da sviluppare? In poche parole, come sarà la transizione energetica che abbiamo già iniziato a percorrere?

Non è per nulla semplice rispondere a questi interrogativi, soprattutto in un contesto di crisi economica dal quale sembra che l’Italia faccia fatica a staccarsi. Il nostro Paese, comunque, così come gli altri membri Ue, ha provato a delineare il proprio percorso con il “Piano nazionale integrato per l’energia e il clima” (Pniec), attraverso cui intende dare attuazione a una visione di ampia trasformazione dell’economia, che sia più rispettosa delle persone e dell’ambiente. Il Pniec, con il quale l’Italia cercherà di raggiungere e in alcuni casi superare gli obiettivi fissati dall’Europa in materia di energia, è strutturato in cinque linee di intervento integrate tra di loro: decarbonizzazione, efficienza energetica, sicurezza energetica, dimensione del mercato interno dell’energia e ricerca, innovazione e competitività.

«La nostra stella polare – afferma Dario Soria, direttore generale di Assocostieri – è sicuramente il “Piano nazionale integrato per l’energia e il clima” e, come associazione di riferimento per le aziende che operano nel settore della logistica energetica, abbiamo cercato di contribuire presentando al Ministero dello Sviluppo economico alcune proposte soprattutto nell’ambito della competitività. Nel passaggio a una mobilità sostenibile, abbiamo immaginato un modello che io definisco “due più due”: in termini di prospettiva è necessaria un’attenzione per l’ambiente e per il sociale, mentre dal punto di vista della strategia macroeconomica non si devono penalizzare né i produttori di automobili né i consumatori. Tradotto in politica concreta significa evitare provvedimenti non ben ponderati di carbon tax o di aumenti di accise e stimolare comportamenti culturalmente incentivanti attraverso meccanismi come l’ecobonus, ad esempio, però declinato in maniera tecnologicamente neutrale su tutti i combustibili, senza preconcetti ideologici».

Per raggiungere gli obiettivi del Pniec, come il 30% di quota energia dalle fonti rinnovabili al 2030, in effetti, non è pensabile puntare su una sola soluzione, ma occorre adottare un ventaglio di strumenti, a cominciare dall’utilizzo di tutti i combustibili cosiddetti “alternativi” individuati dalla direttiva europea Dafi (Directive on alternative fuel initiative) recepita dal Governo italiano con il decreto legislativo 257/2016. Nell’immediato futuro, perciò, dovremo abituarci alla coesistenza di alcune tecnologie, come l’elettrico, l’idrogeno, il biometano, il Gnl, il Gpl, senza pensare per forza che una di queste sia quella vincente.

Ne è convinto anche Natalino Mori, vicepresidente Fai-Conftrasporto, che spiega: «Oggi abbiamo l’esigenza di tenere una posizione neutrale in termini energetici, dobbiamo smetterla di generare una contrapposizione tra opzioni energetiche non basata sulla maturità tecnologica o sul contributo scientifico, tantomeno sull’effettiva produzione di emissioni. Noi trasportatori abbiamo bisogno di scelte politiche certe e di lungo termine in grado di risolvere i grossi problemi di questo Paese, che riguardano soprattutto le infrastrutture, la fiscalità, i controlli sull’illegalità».

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