Da pompe di benzina a hub multiservizio

di Fabio Massi

È ormai in atto una profonda evoluzione nella concezione e nella struttura delle stazioni di servizio, che passeranno dall’essere meri punti di erogazione del carburante a veri e propri fornitori di servizi al consumatore.

Le stazioni di servizio così come le abbiamo conosciute e utilizzate finora sono destinate a scomparire. Magari in Italia con tempi più dilatati rispetto a quanto sta avvenendo in altri Paesi europei, ma è indubbio che in un futuro non troppo lontano anche da noi vedremo i punti vendita della rete carburanti completamente trasformati: da pompe di benzina in hub multienergetici e multiservizi, il cui nuovo paradigma sarà incentrato non più sull’automobile, ma sulla persona in mobilità.

Nell’ultimo decennio la rete distributiva italiana è stata teatro di grandi trasformazioni, soprattutto a livello di proprietà. Diverse major petrolifere, infatti, hanno preferito abbandonare il nostro Paese, molti operatori indipendenti si sono affacciati sul mercato e abbiamo assistito a più di una fusione tra grandi compagnie. Il numero delle stazioni di servizio, però, secondo le stime di Unione petrolifera, si è ridotto solo marginalmente da 22.500 a circa 21.400, con l’erogato medio per impianto che rimane il più basso d’Europa (1.370 metri cubi all’anno). Anche lo sviluppo delle attività commerciali integrative (cosiddette non-oil) è in forte ritardo, oggi solamente il 20% dei punti vendita italiani offre questo tipo di servizi. Perciò, i margini per migliorare la rete e renderla più moderna e più efficiente sono davvero ampi.

Secondo Cécile Nourigat, segretario generale dell’Unione petrolieri europei indipendenti (Upei), l’evoluzione delle stazioni di servizio seguirà tre grandi tendenze: «La prima è quella della digitalizzazione, intesa soprattutto nell’ambito dei big data, dell’internet of things (Iot) e dell’automazione dei sistemi. Questo trend riguarda sicuramente la gestione delle attività della stazione di servizio, che si avvia a diventare molto più snella ed efficiente rispetto al passato, ma interessa in particolar modo il coinvolgimento del cliente, la cui esperienza di acquisto può essere migliorata e la sua fidelizzazione rafforzata». Magari attraverso lo sviluppo di carte carburante contactless o app sugli smartphone, ad esempio, soluzioni tecnologiche che costituiscono un’ottima opportunità per ampliare la propria offerta e renderla maggiormente attrattiva.

«La seconda tendenza si basa sul concetto di multiservizio – continua Cécile Nourigat – il cui focus non si concentra più come prima sul prodotto carburante, ma si è spostato decisamente sul cliente. Oggi gli utenti dei punti vendita richiedono servizi sempre più personalizzati, fruibili e convenienti, come minimarket con self checkout, ristoranti salutari, parcheggi custoditi, palestre, punti di ritiro per acquisti online. L’ampliamento dell’offerta nelle stazioni di servizio del futuro, inoltre, può essere favorito dalla legislazione europea, come nel caso della nuove regole sui tempi di guida e di riposo degli autotrasportatori che sta agevolando la diffusione di aree di sosta più attrezzate. Il terzo trend, infine, è quello dell’offerta multienergy: in futuro i carburanti si diversificheranno molto rispetto al passato e influenzeranno le attività dei distributori. Le auto elettriche entro il 2030 rappresenteranno almeno il 10% del parco circolante europeo e i combustibili alternativi cresceranno molto, anche se non sappiamo ancora quale di questi avrà più successo. La stazione di servizio, comunque, dovrà proporre tante opzioni al consumatore».

Anche nell’ambito dell’offerta dei carburanti le normative europee possono svolgere una funzione trainante, come la cosiddetta “direttiva Dafi” (Directive alternative fuel initiative), recepita dal nostro ordinamento con il decreto 257/2016, il cui articolo 18 obbliga tutte le nuove realizzazioni e ristrutturazioni dei punti vendita all’installazione di infrastrutture per l’erogazione di prodotti alternativi, come l’elettrico, il Gnl e il Gnc.
Negli ultimi anni, in Italia i veicoli elettrici hanno evidenziato un’importante crescita: secondo i dati dello “Smart mobility report 2019” del Politecnico di Milano, sono oltre 9.500 le nuove immatricolazioni nel 2018, di cui +150% a batteria e +60% ibride, ma rappresentano lo 0,5% del totale, contro una media europea del 2%. La tendenza è continuata anche nei primi mesi dello scorso anno (+113%) per effetto dell’Ecobonus, anche se l’Italia rimane uno dei Paesi europei col minor numero di auto elettriche circolanti. Tra le ragioni di questo ritardo c’è il prezzo di acquisto ancora troppo alto e la mancanza di punti di ricarica, la maggior parte dei quali si trova in contesti urbani (50%) e nei punti di interesse (45%), mentre fuori dalle città la presenza è ancora scarsa (5%).

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