Il caffè nostrano rappresenta un’eccellenza nel mondo, ma non si deve dare nulla per scontato e lavorare sempre per ottenere la massima qualitĂ . La materia prima rappresenta lâelemento fondamentale, ma il trasporto, la sua lavorazione e il confezionamento sono altrettanto importanti.
La tazzina di caffè è uno di quei simboli che racchiude tutta lâessenza del gusto italiano, frutto di esperienza, tecnica, conoscenza, ricerca. Per realizzare un prodotto eccellente occorre una materia prima con ottime proprietĂ organolettiche, un sistema di tostatura in grado di ottenere da ogni chicco il massimo in termini di note sensoriali, metodi e materiali di confezionamento capaci di preservare a lungo gli aromi del prodotto: la qualitĂ del caffè è un traguardo molto complesso da raggiungere. Lo sanno bene le oltre 700 torrefazioni e i circa 7.000 addetti di una filiera che genera un giro dâaffari alla produzione intorno ai 3,5 miliardi di euro, di cui circa 900 milioni di euro destinati allâesportazione.
Nel 2011, il volume delle importazioni di caffè verde in Italia è stato pari a quasi 7,8 milioni di sacchi, con un aumento dello 0,9% rispetto allâanno precedente. Il volume di caffè verde trasformato dalle aziende del nostro Paese si è attestato sui 7,6 milioni di sacchi, con un aumento dello 0,8% rispetto al 2010. Le esportazioni di caffè torrefatto hanno sfiorato i 2,6 milioni di sacchi equivalente verde, a conferma del crescente apprezzamento del caffè espresso italiano da parte dei mercati esteri che dura da diversi anni.
ÂŤDiffondere il caffè italiano nel mondo e valorizzare la specificitĂ dellâespresso napoletano, lâunicitĂ del suo sapore, della sua qualitĂ e della sua tradizione, sono elementi fondamentali nella nostra mission â afferma Sergio Di Sabato, direttore marketing di Kimbo â cosĂŹ come rendere disponibile sui mercati nazionali ed esteri un prodotto di qualitĂ , autenticamente made in Italy, realizzato nel rispetto delle persone e dellâambiente. Per permettere ciò, attuiamo da sempre una stretta collaborazione con i produttori delle materie prime, una rigorosa selezione della materia prima allâorigine e un controllo accurato dellâintero processo di filiera, assicurando cosĂŹ lâeccellenza dei prodotti. La materia prima, garantita da analisi organolettiche nei luoghi di origine e da severi controlli sui fornitori affinchĂŠ rispettino le rigide condizioni previste nei capitolati dâacquisto, proviene prevalentemente dalle zone equatoriali di Centro e Sud America e Asia. Raccolta nellâinterporto di Nola (Napoli), allâinterno di magazzini nuovi ed efficienti dotati di avanzate tecnologie di movimentazione e stoccaggio delle merci, la materia prima è poi trasportata allo stabilimento di Melito di Napoli, dove avvengono la miscelazione, la tostatura e il confezionamentoÂť.
La filiera del caffè, tra quelle alimentari, è una delle piĂš lunghe e complesse, tutto ha inizio nei luoghi di origine della pianta del caffè, Paesi che per la moka e lâespresso italiani si chiamano Vietnam, India, Indonesia, Colombia, Uganda e soprattutto Brasile, dal quale arriva piĂš di un terzo delle nostre importazioni. A volte in questi luoghi sopraggiungono complicazioni legate a eventi climatici collaterali come siccitĂ o eventuali malattie delle piante durante la fioritura che possono compromettere il raccolto.
ÂŤCertamente la materia prima nella filiera del caffè â spiega Stefano Rivò, direttore generale di Torrefazione Musetti â costituisce un elemento fondamentale. Non sempre câè continuitĂ nei raccolti, ciò è dovuto a cambiamenti climatici nel corso dellâanno, eccesso di precipitazioni, piuttosto che forte siccitĂ . Per questa ragione le aziende torrefattrici devono selezionare nei vari Paesi del mondo, generalmente lungo la fascia equatoriale, nei luoghi di origine, per assicurarsi che la continuitĂ del prodotto in tazza mantenga le caratteristiche organolettiche desiderate. Il trasporto del caffè, la sua lavorazione e il confezionamento rappresentano poi un altro aspetto di pari importanza. Mantenere la corretta curva di temperatura durante la tostatura, assicurarsi che il confezionamento limiti al minimo possibile il processo di ossidazione che ha inizio dopo la tostatura ha certamente un impatto sulla qualitĂ del prodotto finale. Pensiamo che mantenere la qualitĂ e fornire sempre un prodotto ai massimi livelli qualitativi sia la strategia vincenteÂť.
La selezione delle materie prime è fondamentale, ma bisogna avere anche lâesperienza e la professionalitĂ di saper accostare le diverse qualitĂ in modo che lâaroma e il gusto finale siano unici e perfettamente bilanciati e armonici tra loro. Poi câè la tostatura, forse il passaggio cruciale per la lavorazione dei chicchi di caffè, con i differenti sistemi di torrefazione che influiscono in maniera decisiva sulla definizione del sapore.
ÂŤRiteniamo che la selezione delle migliori materie prime â afferma Carolina Vergnano, export manager di Caffè Vergnano â sia uno dei punti cardine per la qualitĂ finale del prodotto. Per questo, dal 1882 la nostra azienda presta grande attenzione alla scelta delle origini piĂš pregiate, siano essi caffè Arabica o Robusta, e alla conseguente miscelatura, per valorizzare al meglio le caratteristiche organolettiche proprie di ciascuna origine. La tostatura è il momento piĂš delicato nel processo di lavorazione del caffè, perchĂŠ dallâesatto grado di torrefazione dipende il concentrato di gusto e sapore dei chicchi. A differenza della maggior parte delle grandi torrefazioni moderne che lavorano con il metodo industriale definito âturboâ, cioè con cicli da 5-6 minuti ad alta temperatura, adottiamo un sistema di torrefazione di tipo âlentoâ, con cicli che durano tra i 18 e i 22 minuti. A ogni nuovo ciclo, la torrefazione di ogni singolo lotto viene controllata personalmente, per garantire un prodotto di qualitĂ perfettamente costante nel tempo. Infine, anche la fase di confezionamento gioca un ruolo importante: il macinato viene conservato sottovuoto, in modo tale che, in assenza dâaria, aromi e profumi si possano conservare intatti. Una parentesi è da dedicare al segmento del porzionato: nelle cialde e nelle capsule è custodita la quantitĂ di prodotto ottimale, pressata nel migliore dei modi. Il confezionamento singolo, in atmosfera protettiva, oltre a garantire igiene e praticitĂ di utilizzo, mantiene qualitĂ e la fragranza del caffè come fosse appena macinatoÂť.
Forte di questa tecnologia il monoporzionato, seppur rimanendo ancora un segmento piuttosto contenuto (circa il 5-6% del mercato), negli ultimi anni ha messo a segno incrementi a due cifre. Meno brillanti le performance dellâespresso del bar che, insieme agli altri segmenti dellâhoreca, rappresenta ancora quasi il 40% del volume totale del caffè torrefatto (il 10% è veicolato dal vending). Secondo la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) lâespresso continua a valere il 31% del giro dâaffari dei quasi 150.000 bar sul territorio italiano (6 miliardi di euro), ciascuno dei quali ogni giorno vende circa 175 tazzine di caffè, cappuccini compresi. La varietĂ preferita dagli italiani è la Robusta (36,4% delle importazioni totali di caffè verde), seguita dai Brasiliani (36,3%), mentre quelle che crescono di piĂš sono i Colombiani dolci: costituiscono il 4,4% dellâimport totale, ma registrano un ottimo incremento (+33,4%).
In termini di consumi pro capite gli italiani non sono i maggiori fruitori di caffè dâEuropa. Secondo i dati di Euromonitor, infatti, siamo soltanto al terzo posto con 2,7 kg di caffè allâanno, dietro a Finlandia (8,4 kg) e Germania (4,7 kg). Anche in termini di esportazioni lâItalia si colloca in terza posizione, dietro Germania e Belgio, con circa 2,7 milioni di sacchi (equivalente verde). I principali mercati esteri per il nostro caffè torrefatto sono i Paesi comunitari, che assorbono oltre il 70% dellâexport italiano (soprattutto Francia e Germania), gli Stati Uniti e lâAustralia, anche se si registra una significativa espansione, in particolare, nei Balcani e nellâEuropa orientale.
ÂŤIl cuore di tutto il processo di lavorazione del caffè tostato â spiega Michele Rizzo, direttore generale di Mauro Demetrio â è la torrefazione dei singoli chicchi verdi, momento spesso sottovalutato da chi sâimprovvisa torrefattore. Durante la tostatura, infatti, gli zuccheri devono caramellarsi senza bruciarsi, garantendo in tazza un gusto naturalmente dolce. La âtostatura lentaâ permette che la cottura del chicco sia completa esaltandone gli oli essenziali che sprigionandosi danno al caffè un aroma dolce e fragrante; al contrario una tostatura veloce (usata da molti torrefattori) comporta il famoso effetto popcorn, una cottura frettolosa e disomogenea del chicco che brucia gli zuccheri conferendo al caffè un retrogusto amaro. Ulteriore elemento è la corretta tecnologia di confezionamento, che non fa altro che consentire ai consumatori di gustare sempre un prodotto al massimo delle sue possibilitĂ sensoriali, infatti un perfetto confezionamento avviene dopo poche ore dalla tostatura, in modo che gli inevitabili processi di ossidazione che caratterizzano il caffè siano limitati al massimo. Lâutilizzo di materiali poliaccoppiati con un barrierante di alluminio consente unâidonea conservazione del prodotto. Inoltre, il confezionamento su tutti i prodotti in grani prevede lâutilizzo di opportune valvole monodirezionali, che consentono una degasazione del prodotto conservandone e preservandone gli aromi e permettendone un utilizzo istantaneoÂť.
Il consumatore, soprattutto in un contesto recessivo come quello attuale, è diventato sempre piĂš consapevole e attento a ciò che acquista e le aziende del settore del caffè non possono prescindere dal mantenere unâelevata e costante qualitĂ del prodotto.
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